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Il "miracolo" della Regina

Pubblicato da BettingMaker | giovedì, novembre 22, 2007 | , | 0 commenti »




L'album è stato registrato in un arco di tempo piuttosto grande a causa del momento difficile che attraversava la band: in questo periodo Freddie Mercury aveva infatti contratto l'AIDS (sebbene la notizia non sia stata ancora resa pubblica), mentre Brian May era reduce da una violenta crisi matrimoniale. Inizialmente doveva intitolarsi "The Invisible Men", ovvero "Gli uomini invisibili", titolo ironico in quanto nell'arco di tempo che intercorre tra quest'album e il precedente i componenti non si erano fatti vedere spesso in pubblico. Ma a tre settimane dalla pubblicazione fu deciso di intitolarlo "The Miracle". La copertina dell'album mostra un'immagine elaborata al computer in cui si vedono le quattro teste dei componenti del gruppo attaccate in modo da formarne un'unica. Una risposta alle continue voci che insinuavano lo scioglimento della band? A partire da questo album inoltre, i Queen decidono di accreditare ogni singola traccia a tutta la band, a differenza di prima in cui le tracce venivano attribuite solo a chi effettivamente le aveva composte. I Queen, all'apice della loro immensa carriera sono riusciti a costruire un lavoro gradevole ed affascinante un vero e proprio "miracolo" . Era dai tempi di "A Kind Of Magic" che la band non ritornava in studio per proporre nuove idee, e devo dire che le 10 tracce (più 4 b-sides) nate da questa esperienza sono davvero fresche ed originali. Si comincia con "Party", un brano dal ritmo incalzante ed una chitarra multi effetto, segue poi la magnifica "Khashoggi's Ship": questi due brani dell'album sono praticamente incisi in presa diretta e stupiscono per la loro durezza ed immediatezza sonora; entrambi parlano in maniera ironica della vita sregolata della rock star tra un eccesso ed un altro, tra una festa e un'altra. La prima delle due è una canzone semplice che però colpisce soprattutto per l'efficacia e la "durezza" dei cori, la seconda è un hard rock abbastanza tipico. La title-track è un leggero pezzo di pop-rock, imperniato sul tipico suono tastieristico dei Queen. Il brano è impreziosito dal solito Brian; ottimo e originale il coretto che lo conclude. È divertente ed orecchiabile, anche se la maggior parte dei fans non gli conferisce gli onori. Senza dubbio la canzone più famosa (e il singolo più venduto) dell'album è la coinvolgente "I Want It All". Il brano, ideato da Brian May, risulta un vero e proprio inno da stadio, con il solito chitarrista che ci regala bordate da brividi con la sua Red Special; Freddie canta con grande energia ed anche il resto del gruppo suona con grande autorevolezza il brano. È un peccato non averla mai sentita dal vivo con Freddie! Comunque rimane uno dei migliori brani rock mai suonati dalla band. "The Invisible Man", da un'altra idea del chitarrista del gruppo, è un brano tradizionalmente anni '80, con l'utilizzo di sequenze synth preregistrate; in questo episodio, l'elettronica viene usata sapientemente: non è un capriccio senza criterio ma un mezzo per giungere al cuore della canzone. L'assolo spinoso di chitarra è mitico ed anche Brian ne andò molto fiero. "Breakthru" è un'ottima hit del gruppo, un brano rock-pop originale, sul solito genere di inni che fanno impazzire i fans (vedi "We Are The Champions", "We Will Rock You", "In The Lap Of The Gods" e "Radio Ga Ga"), ottimi anche i cori, e come al solito non è una novità: stiamo parlando dei Queen, grandi architetti delle coralità di gruppo! Il ritmo della canzone è molto interessante ed è molto coinvolgente. Assomiglia a quello di una locomotiva in marcia. La settima traccia è un pezzo piacevole che si intitola "Rain Must Fall": su un ritmo latino-americano si sviluppa un brano pop che a tratti risulta un po' noioso, non sarebbe da sufficenza se non venisse letteralmente salvato da un assolo del solito Brian. Brano gradevole, ma senza grande originalità, poteva essere senza ombra di dubbio migliore, ma comunque può piacere. "Scandal" è una delle canzoni più belle dell'album, un rock duro con degli ottimi spunti melodici, quasi drammatici, su un testo di denuncia dell'uso indiscriminato che la stampa fa delle notizie in suo possesso; non a caso Mercury è stato una vittima della maledetta stampa inglese per tutta la sua carriera. Gli arrangiamenti sono spesso stati giudicati eccessivi in questa canzone, si può anche essere d'accordo, ma per me in questa bellissima traccia non c'è niente fuori posto: è veramente ottima così, con la voce di Freddie che raggiunge toni altissimi che solo su "Innuendo" e su alcune canzoni di "Made In Heaven" ("Mother Love" e "A Winter's Tale") si sentiranno ancora. La penultima canzone dell'album è "My Baby Does Me", tipicamente soul, con un ottimo riff di basso di John Deacon e una chitarra bollente. Per gli estimatori del genere può essere un ottimo pezzo, che io non discuto, ma che non amo eccessivamente, ad essere sincero. L'ultimo brano del disco è stato da molti definito come il vero testamento musicale di Freddie Mercury, infatti il testo di "Was It All Worth It" si chiede se è valsa la pena di vivere insieme questa avventura nel mondo del rock, e Freddie si autorisponde di sì, che è stata un'esperienza da vivere fino all'ultima goccia, nonostante tutto. Questo sottovalutatissimo pezzo racchiude l'anima della musica dei Queen, in 6 minuti c'e di tutto proprio come "Bohemian Rhapsody" o "Innuendo", arrangiamento perfetto che cade dal hard rock fino all'operetta, il tutto avvolto da una chitarra prepotente ed una voce grintosa, semplicemente fantastica! Ci sono poi tre extra tracks: "Hang On In There", un buon brano rock con ottimi spunti melodici; "Chinese Torture", un pezzo strumentale in cui Brian si destreggia in un assolo da acrobata riuscito benissimo ed infine una versione estesa di "The Invisible Man" . Concludendo posso senz'altro dire che secondo me l'album è veramente molto valido, con della grandi vette qualitative ("I Want It All", "Scandal", "Was It All Worth it" su tutte) ed una produzione sfavillante e solare che mostra un prodotto ottimamente confezionato. Perfetto per chi vuole passare un po' di tempo con della musica piacevole e scacciapensieri. The Miracle" è anche l'ultimo album in cui appaiono canzoni poco "impegnate" e il cui unico scopo apparente è quello dell'intrattenimento! La verità è che la grandiosità di certe melodie e la potenza di alcuni passaggi chitarristici trasformano questo disco in un prodotto di classe, un fine e mai volgare discorso rock sui temi più disparati. La magnificenza di "I Want It All", un brano straordinariamente cattivo ed elegante, si plasma perfettamente con le sonorità pop della title track e della divertente "The Invisible Man". "Scandal" è la ciliegina sulla torta (con la voce di Freddie in stato di grazia), "My Baby Does Me" è la testimonianza della versatilità dei Queen... "Breakthru" è un meraviglioso e coinvolgente treno in corsa! Ma ciò che rende unico questo album è la perfezione delle b-sides dei singoli... inediti di una bellezza talvolta disarmante e brani che avrebbero meritato un'apparizione nel secondo Greatest Hits! L'album possiede altre frecce all'arco: le cosiddette "Miracle Sessions" infatti sono quelle che maggiormente vantano quantità di demo e di versioni particolari a disposizione. Vediamole ai raggi x: "My Baby Loves Me" si discosta poco da quella originale ed offre un ritornello leggermente modificato; questa canzone presenta un cordone ombelicale con "I Guess We're Falling Out", un piacevole e coinvolgente motivo che avrebbe senz'altro fatto breccia nel cuore dei fans; "A New Life Is Born" coincide almeno inizialmente con la intro di "Breakthru" ed è scritta da Freddie: nel momento in cui ti aspetti la parola Breakthru il tema cambia rotta con parole nuove. Infine la jamming session di Stealin' è una versione di 12 minuti molto singolare: qui Freddie si lascia andare a commenti esilaranti e tutto sembra molto coinvolgente... ma dal "miracolo" della Regina è impossibile non rimanenere coinvolti.



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