Parliamo delle origini dei Queen: quali impressioni hai avuto quando hai conosciuto gli altri membri della band?
BRIAN: Roger rispose ad un annuncio che avevo messo in bacheca: cercavamo un batterista che avesse uno stile alla Ginger Baker (batterista dei Cream). Quando si presentò all'audizione, invece di mettersi subito a suonare, si preoccupò di accordare la sua batteria e questa cosa mi impressionò molto perché non avevo mai visto nessun altro fare una cosa del genere. Poi, quando cominciò a suonare mi resi conto subito di non aver mai ascoltato nulla del genere. Riusciva a far parlare la batteria, non faceva solo rumore. Così iniziammo a suonare assieme e da quel momento posso dire che è iniziata una vera e propria amicizia. Ovviamente non è stato facile perché quando instauri con una persona un rapporto simile a quello che può esistere tra fratelli, possono esserci anche incomprensioni perché i fratelli litigano anche oltre a volersi bene. All'epoca suonavamo negli Smile e Freddie era un nostro conoscente. Stava spesso con noi e ci dava continui suggerimenti, ci diceva che non dovevamo limitarci a suonare: dovevamo creare un vero e proprio spettacolo. Poi, quando l’avventura con gli Smile si interruppè, Freddie si propose come cantante. Ad essere onesto, né io né Roger l’avevamo mai visto cantare. Lo conoscevamo come un ragazzo eccentrico, un buon oratore, dotato di una spiccata personalità. Poi iniziammo a provinare alcuni bassisti e la scelta finale ricadde su John. Lui faceva cose davvero incredibili. Ho suonato con alcuni tra i più bravi bassisti, ma nessuno ha lo stesso “tocco lirico” di John. Penso che sia un musicista davvero sottovalutato.
BRIAN: Roger rispose ad un annuncio che avevo messo in bacheca: cercavamo un batterista che avesse uno stile alla Ginger Baker (batterista dei Cream). Quando si presentò all'audizione, invece di mettersi subito a suonare, si preoccupò di accordare la sua batteria e questa cosa mi impressionò molto perché non avevo mai visto nessun altro fare una cosa del genere. Poi, quando cominciò a suonare mi resi conto subito di non aver mai ascoltato nulla del genere. Riusciva a far parlare la batteria, non faceva solo rumore. Così iniziammo a suonare assieme e da quel momento posso dire che è iniziata una vera e propria amicizia. Ovviamente non è stato facile perché quando instauri con una persona un rapporto simile a quello che può esistere tra fratelli, possono esserci anche incomprensioni perché i fratelli litigano anche oltre a volersi bene. All'epoca suonavamo negli Smile e Freddie era un nostro conoscente. Stava spesso con noi e ci dava continui suggerimenti, ci diceva che non dovevamo limitarci a suonare: dovevamo creare un vero e proprio spettacolo. Poi, quando l’avventura con gli Smile si interruppè, Freddie si propose come cantante. Ad essere onesto, né io né Roger l’avevamo mai visto cantare. Lo conoscevamo come un ragazzo eccentrico, un buon oratore, dotato di una spiccata personalità. Poi iniziammo a provinare alcuni bassisti e la scelta finale ricadde su John. Lui faceva cose davvero incredibili. Ho suonato con alcuni tra i più bravi bassisti, ma nessuno ha lo stesso “tocco lirico” di John. Penso che sia un musicista davvero sottovalutato.
Ora invece, nel tour con Paul Rodgers, fai cantare molto di più il pubblico, anche su “Love Of My Life”.
BRIAN: Si, è incredibile. “Love Of My Life” è il momento in cui il mondo sembra fermarsi. Ricordo soprattutto quando la suonavamo in Sud America. Il brano non fu scritto con l'idea di farlo diventare un singolo, faceva parte di un album, semplicemente. Così, quando io e Freddie la suonammo in uno stadio, la gente la cantò in inglese, non nella loro lingua. Nel Dvd di Montreal si nota l'esatto opposto: eravamo stati da poco in Sud America e per noi era ancora vivo il ricordo del pubblico che cantava la canzone praticamente al posto di Freddie! A Montreal non ci fu lo stesso coinvolgimento. Penso che per un momento Freddie rimase sorpreso, quasi a dire "Dobbiamo farla davvero?" infatti nel filmato si nota uno scambio di sguardi tra noi due. Non ricordo precisamente cosa ci dicemmo, ma doveva essere qualcosa del tipo "Ok, ce la possiamo fare".
BRIAN: Si, è incredibile. “Love Of My Life” è il momento in cui il mondo sembra fermarsi. Ricordo soprattutto quando la suonavamo in Sud America. Il brano non fu scritto con l'idea di farlo diventare un singolo, faceva parte di un album, semplicemente. Così, quando io e Freddie la suonammo in uno stadio, la gente la cantò in inglese, non nella loro lingua. Nel Dvd di Montreal si nota l'esatto opposto: eravamo stati da poco in Sud America e per noi era ancora vivo il ricordo del pubblico che cantava la canzone praticamente al posto di Freddie! A Montreal non ci fu lo stesso coinvolgimento. Penso che per un momento Freddie rimase sorpreso, quasi a dire "Dobbiamo farla davvero?" infatti nel filmato si nota uno scambio di sguardi tra noi due. Non ricordo precisamente cosa ci dicemmo, ma doveva essere qualcosa del tipo "Ok, ce la possiamo fare".
Un altro brano molto singolare del repertorio dei Queen è l'introduzione di “Ogre Battle”, con registrazioni inverse.
BRIAN: Si, quello fu un piccolo miracolo all'epoca. Il suono venne creato in studio dopo che Roger aveva suonato il gong. Il nastro venne registrato al contrario e trovammo quell'effetto così strano. Il riff di chitarra poi è un palindromo, se lo senti al contrario suona sempre alla stessa maniera. Fu una trovata che ci entusiasmò da subito, così decidemmo che l’intera introduzione del brano doveva essere incisa al contrario.
BRIAN: Si, quello fu un piccolo miracolo all'epoca. Il suono venne creato in studio dopo che Roger aveva suonato il gong. Il nastro venne registrato al contrario e trovammo quell'effetto così strano. Il riff di chitarra poi è un palindromo, se lo senti al contrario suona sempre alla stessa maniera. Fu una trovata che ci entusiasmò da subito, così decidemmo che l’intera introduzione del brano doveva essere incisa al contrario.
Un'altra parte orchestrale molto complessa è quella presente in “All Dead, All Dead”. Quante tracce hai dovuto incidere per ottenere quel suono con la tua chitarra?
BRIAN: Oh, molte. Forse 16 tracce. Utilizzai sia i soliti AC30, ma anche un amplificatore costruito da John Deacon.
BRIAN: Oh, molte. Forse 16 tracce. Utilizzai sia i soliti AC30, ma anche un amplificatore costruito da John Deacon.
Questo amplificatore costruito da John l'hai utilizzato in altre occasioni?
BRIAN: Oh Dio, il “Deacy” (nome dell’apparecchio creato da John) l'ho usato troppe volte per ricordarmele tutte! Su “God Save The Queen”, nelle parti armoniche di “Fairy Feller Master-Stroke” e pure in “Killer Queen” nell'assolo che precede la sezione di chitarra principale. Il “Deacy” rende il suono della chitarra molto simile ad un ottone o ad uno strumento a corde, con gli AC30 invece il suono rimane quello di una chitarra.
BRIAN: Oh Dio, il “Deacy” (nome dell’apparecchio creato da John) l'ho usato troppe volte per ricordarmele tutte! Su “God Save The Queen”, nelle parti armoniche di “Fairy Feller Master-Stroke” e pure in “Killer Queen” nell'assolo che precede la sezione di chitarra principale. Il “Deacy” rende il suono della chitarra molto simile ad un ottone o ad uno strumento a corde, con gli AC30 invece il suono rimane quello di una chitarra.
Dopo tutti questi anni, quali sono i lavori che preferisci in assoluto?
BRIAN: Adoro l'assolo di “Killer Queen”, ne vado proprio fiero. Lo considero un sogno realizzato perché volevo creare qualcosa che suonasse come tre voci messe assieme e il risultato è ottimo. Si tratta di una canzone pop perfetta. È una canzone pregna di suoni e il fatto che sia tutto così limpido è straordinario. Questa è la rappresentazione della “superba visione” che Freddie aveva della musica. Una delle ultime cose che ho registrato col nome dei vecchi Queen è “A Winter's Tale”. Su questa canzone mi sono preso tanto tempo per riflettere: avevamo perso Freddie durante le registrazioni e di conseguenza non sapevo esattamente cosa lui volesse per quella canzone. Così, pensai ancora una volta al vecchio “Deacy”. Volevo che il suono della chitarra risultasse assolutamente paradisiaco. E credo di essere riuscito nell'impresa. Amo molto anche “Bijou”: ci ho lavorato insieme a Freddie. Lui aveva un pò di idee sull'assolo e io sulla linea vocale da adottare. È una canzone sulla quale ci siamo scambiati i ruoli. Spesso poi le canzoni hanno un assolo nel mezzo, mentre per 'Bijou' si tratta di un brano chitarristico/strumentale con un assolo vocale nel mezzo.
BRIAN: Adoro l'assolo di “Killer Queen”, ne vado proprio fiero. Lo considero un sogno realizzato perché volevo creare qualcosa che suonasse come tre voci messe assieme e il risultato è ottimo. Si tratta di una canzone pop perfetta. È una canzone pregna di suoni e il fatto che sia tutto così limpido è straordinario. Questa è la rappresentazione della “superba visione” che Freddie aveva della musica. Una delle ultime cose che ho registrato col nome dei vecchi Queen è “A Winter's Tale”. Su questa canzone mi sono preso tanto tempo per riflettere: avevamo perso Freddie durante le registrazioni e di conseguenza non sapevo esattamente cosa lui volesse per quella canzone. Così, pensai ancora una volta al vecchio “Deacy”. Volevo che il suono della chitarra risultasse assolutamente paradisiaco. E credo di essere riuscito nell'impresa. Amo molto anche “Bijou”: ci ho lavorato insieme a Freddie. Lui aveva un pò di idee sull'assolo e io sulla linea vocale da adottare. È una canzone sulla quale ci siamo scambiati i ruoli. Spesso poi le canzoni hanno un assolo nel mezzo, mentre per 'Bijou' si tratta di un brano chitarristico/strumentale con un assolo vocale nel mezzo.
Cosa ti ha emozionato di più: suonare a Wembley o conseguire la laurea?
BRIAN: Sono due cose totalmente differenti. Laurearmi è stato importante per me perché in passato raggiungere questo obiettivo è stato quasi un tormento che mi ha attanagliato per anni. Però non si può paragonare nulla alla sensazione che provo quando suono una chitarra sul palco. Non potrei mai rinunciare a suonare con altri grandi musicisti.
BRIAN: Sono due cose totalmente differenti. Laurearmi è stato importante per me perché in passato raggiungere questo obiettivo è stato quasi un tormento che mi ha attanagliato per anni. Però non si può paragonare nulla alla sensazione che provo quando suono una chitarra sul palco. Non potrei mai rinunciare a suonare con altri grandi musicisti.
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