Queen + PR: nuovo singolo!

Pubblicato da BettingMaker | giovedì, novembre 29, 2007 | | 0 commenti »
Da domani 30 novembre sarà disponibile il nuovo singolo dei Queen + Paul Rodgers. Il titolo della canzone è "Say It's No True" ed è stata scritta da Roger Taylor, nel 2003, in occasione della campagna promossa da Nelson Mandela contro l'AIDS. La canzone è stata eseguita (da Roger) qualche volta durante il tour del 2005. Potete scaricarla gratuitamente (così pare) su www.queenonline.com o www.46664.com. Se volete potete fare anche una donazione. Attendo con curiosità l'indomani per valutare il lavoro dei nostri....

Scarica gratis file mp3 con freemusiczilla

Pubblicato da BettingMaker | giovedì, novembre 29, 2007 | , , , | 0 commenti »
Freemusiczilla è un tool specializzato per il download di musica sociale, permette di scaricare gratuitamente dal Last.fm, Pandora, IMEEM, iJigg, MySpace, MOG, RadioBlogClub e eSnips e quasi tutti i servizi sociali. Disponibile qui
(fonte: technorati.it) 

Che fine hanno fatto i gatti di Freddie?

Pubblicato da BettingMaker | martedì, novembre 27, 2007 | | 0 commenti »
Qualche giorno fa, parlando con una mia amica su quanto il suo gatto sia bravo e affettuoso e di quanto il mio coniglietto non sia da meno siamo poi finiti a discorrere sui gatti di Freddie. Devo dire che la cosa mi ha stuzzicato parecchio e mi sono messo all'opera: volevo a tutti i costi sapere che fine avevano fatto i suoi amati felini. Gia! Per chi non lo sa, Freddie aveva una particolare predilezione per i gatti tanto da dedicare loro l'album "Mr Bad Guy". Inoltre, se ci fate caso, nel video di "These Are The Days Of Our Lives" indossò un gilet raffigurante proprio i suoi teneri animali domestici! Freddie gli dava personalmente da mangiare (quando era a casa), pranzavano con cibo in scatola mentre la sera cenavano con pollo o pesce fresco. Ma gli spuntini a base di croccantini secchi durante l'arco della giornata non mancavano mai! Li trattava quasi come se fossero degli esseri umani, a volte, come dei figli. Anzi, quando Mary gli chiese di avere un pargoletto, rifiutò dicendo che preferiva avere un altro gatto! Naturalmente anche loro ricevevano i regali di Natale! Freddie comprava calze per tutti loro e ogni felino, la mattina della Natività, vi trovava all'interno tantissime leccornie. I gatti appartenuti a Freddie sono stati davvero tanti: ricordo Tom e Jerry che Freddie aveva quando abitava ancora con Mary al numero 100 di Holland Road, il timido Oscar, Delilah (nella foto), a cui tutto era permesso (non c'è da stupirsi visto che Freddie gli dedicò l'omonima canzone), Goliath, Miko, Tiffany, Romeo (un soriano con una curiosa macchia bianca simile ad una maschera), Sansone, Bijou e Lily. Tiffany morì nel 1989 quando Freddie era ancora in vita ed è sepolta nel giardino di Garden Lodge, Delilah, nonostante la veneranda età di 16 anni, nel 2003, era ancora in forma e viveva a Garden Lodge, era sempre di corporatura snella e faceva le sue solite fusa. Riguardo ad Oscar sembra che il corpulento felino avesse l'abitudine di allontanarsi spesso da Garden Lodge per andare a far visita ai vicini che finirono per considerarlo di loro proprietà. Per avere la restituzione di Oscar, Mary ricorse allle vie legali ma francamente non so proprio dirvi come sia finita la vicenda. Queste notizie risalgono a quattro anni fa e sono le uniche che sono riuscito a reperire. (fonte: "The afterlife" di Peter Freestone).

Tutto mercato

Pubblicato da BettingMaker | lunedì, novembre 26, 2007 | , , | 0 commenti »

Queen + Paul Rodgers in tour dal 2008

Pubblicato da BettingMaker | domenica, novembre 25, 2007 | | 0 commenti »
Durante la conferenza stampa di presentazione del musical "We Will Rock You" a Vienna, Brian ha confermato al fotografo Tomas Zeidler che nel 2008 ci sarà un nuovo tour e che hanno scritto diverse canzoni per il nuovo album.

La voce di Freddie

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 24, 2007 | , | 0 commenti »
Nel giorno più triste e denso di emozioni per noi sudditi della "Regina" mentre navigavo quà e là su wikipedia, il mio interesse si è soffermato sulle doti vocali di Freddie; ero curioso di sapere quali erano le note più alte e quelle più basse raggiunte dalla sua estensione vocale e così dopo aver trovato la risposta sulla celebre "enciclopedia libera" ho deciso di condividere con voi questo breve ma indicativo pezzo che spiega in sintesi le caratteristiche peculiari del suo "dono" divino. Leggete e commentate (anche se tutto ciò si commenterebbe da solo!).
- L'emissione vocale che Mercury riusciva ad avere a certe altezze di suono, associata ad un'estensione davvero portentosa e ad un uso ottimale dei risuonatori, conferivano alla sua voce "di testa" uno spessore e una pienezza impressionante, tanto da essere reputato dagli esperti una delle "poche grandi voci del Rock". Per quanto concerne la sua estensione vocale, argomento molto dibattuto da fans e critici, è possibile fare un calcolo approssimativo basandosi semplicemente sulle canzoni della sua discografia:
  • La nota più bassa (registro di petto): FA 1 (F1 in notazione letterale) nella canzone "Don't try Suicide" - Album "The Game" 1980.
  • La nota più alta (registro di testa): FA 4 (F4) nella canzone "Barcelona (Freddie's Vocal Slave)" - Album "Rarities 2 - The Barcelona Sessions" (N.B. versione meno celebre e più rara della canzone "Barcelona"). La più alta mediante l'uso del falsetto: SIb 4 (Bb4) nella canzone "Let's Turn It On" - Album "Rarities 1 - The Mr Bad Guy Sessions". Questo significa 3 ottave piene (3 e mezza se si considera il falsetto come parte dell'estensione) -
(fonte: wikipedia)

La piu grande leggenda rock

Pubblicato da BettingMaker | venerdì, novembre 23, 2007 | , | 0 commenti »
Qual è la più grande leggenda del rock? I lettori della rivista musicale britannica Q magazine interpellati a stilare una classifica non hanno avuto dubbi. Ha vinto su tutti Freddie Mercury, seguono a ruota Elvis Presley e al terzo posto c'è Jimi Hendrix. Poi Ozzy Osbourne (quarto), Jon Bon Jovi (quinto), al sesto troviamo Slash dei Guns 'n' Roses. E ancora Meatloaf al settimo, Eric Clapton all'ottavo, Mick Jagger al nono e David Bowie al decimo.

F.Mercury Tribute on Youtube

Pubblicato da BettingMaker | venerdì, novembre 23, 2007 | | 0 commenti »

Il Tributo a Freddie

Pubblicato da BettingMaker | venerdì, novembre 23, 2007 | | 0 commenti »
Il 12 febbraio del 1992 durante la cerimonia in cui fu assegnato (postumo) a Freddie il premio Brit, per il suo eccezionale contributo alla musica britannica e ai Queen il premio come miglior singolo del 1991 con “These Are The Days Of Our Lives”, Roger salì sul palco ed invitò tutti coloro che volevano unirsi a loro per celebrare la vita e la carriera artistica di Freddie Mercury; insieme a Brian, Roger e John si sarebbero alternate altre star della musica Internazionale. L'organizzazione del concerto non fu delle più semplici, ma la volontà di onorare nel miglior modo la memoria dell'amico scomparso prevalse sulle incongruenze logistiche e sulle perplessità dei media. Il giorno dopo vennero messi in vendita 72000 biglietti per il concerto senza che la gente sapesse chi in realtà si sarebbe esibito oltre ai tre Queen. Nonostante ciò i tagliandi andarono esauriti in due ore! Il 19 aprile, un giorno prima del concerto, si erano già formate code enormi davanti allo stadio di Wembley. I cancelli vennero aperti il giorno seguente (lunedì di Pasquetta) alle quattro di pomeriggio: circa ottantamila persone nel tempio di Wembley ed oltre un miliardo di telespettatori in settanta paesi di tutto il mondo erano pronti a ricordare Freddie Mercury, il cantante dei Queen ucciso dall’AIDS. Il tribute infatti non era stato concepito solo come omaggio al genio musicale dell'intramontabile icona rock ma anche per sensibilizzare la coscienza delle persone sui pericoli della malattia e sulle eventuali precauzioni da adottare per prevenirla. I proventi dell'evento furono devoluti in beneficenza per dare vita all'associazione “The Mercury Phoenix Trust”. Alle sei di sera Brian, Roger e John salirono sul palcoscenico davanti ad uno stadio gremito ed emozionato, per presentare il concerto. Nella prima parte si esibirono i Metallica con “Enter Sandman”, “Sad But True”, “Nothing Else Matters”, gli Extreme che si presentarono con un impressionante medley in onore dei Queen, continuarono con "Love of My Life" e conclusero l’esibizione sfoderando dal loro repertorio la dolcissima “More Than Words”. Rimasi davvero folgorato dalla loro performance, peccato che dopo pochi anni si sciolsero! Seguirono i "Def Leppard con “Animal”, “Let's Get Rocked” e “Now I'm Here” con Brian May al loro fianco. Da ricordare il promotore del Live Aid Bob Geldof con “Too Late God” e gli acclamatissimi Guns n' Roses con “Paradise City e “Knockin' on Heaven's Door”. A seguire ci fu un intramezzo destinato al discorso dell’agguerrita testimonial Elizabeth Taylor impegnata a scuotere l’opinione pubblica sulle conseguenze dell’AIDS. Nella seconda parte della manifestazione i Queen accompagnarono una serie di celebri invitati che cantavano "al posto di Freddie". Molti dovettero cambiare le linee melodiche, in quanto non è assolutamente facile raggiungere i registri che usava Freddie. Molti artisti si avvicendarono: dal nostro Zucchero, agli irlandesi U2 in collegamento via satellite da Sacramento in California, Tony Iommi dei Black Sabbath e Roger Daltrey eseguirono “I Want It All”, Axl si cimentò (con tanta grinta ma con scarsi risultati) in "We Will Rock You" e perfino il mitico Robert Plant diede una “sua versione” di “Innuendo”. Particolarmente toccanti furono le interpretazioni di George Michael che canta prima "‘39", poi la sublime “These Are The Days Of Our Lives" insieme a Lisa Stanfield e termina con un esecuzione magistrale di “Somebody To Love”. Da brividi! Anche “Stone Cold Crazy" eseguita con James Hitfield non mi dispiace. Commovente e speciale anche “Too much Love Will Kill You” eseguita da Brian. David Bowie canta "Under Pressure" in coppia con Annie Lennox mentre Elton John dedica all'amico scomparso la monumentale "Bohemian Rhapsody" con l'ausilio di Axl Rose e, soprattutto, " The Show Must Go On" (replicata nel 1997 al Bejart ballet). Alla fine della lunga performance collettiva tutti gli artisti salgono sul palco per accompagnare un'emozionatissima Liza Minnelli in "We Are The Champions". Che dire? Una giornata indimenticabile! Un tributo doveroso al nostro caro Freddie.

Gli artisti che presero parte al concerto furono:
  • Metallica - Enter Sandman, Sad But True, Nothing Else Matters
  • Extreme - Queen Medley, Love Of My Life, More Than Words
    Def Leppard - Animal, Let's Get Rocked, Now I'm Here (con Brian May)
  • Bob Geldof -Too Late God
  • Spinal Tap - The Majesty of Rock
  • Guns N' Roses - Paradise City, Knockin' on Heaven's Door
  • Elizabeth Taylor - Discorso
  • Queen e Joe Elliott/Slash - Tie Your Mother Down
  • Queen e Roger Daltrey (con Tony Iommi) - Heaven And Hell (intro), Pinball Wizard (intro), I Want It All
  • Queen e Zucchero - Las Palabras de Amor
  • Queen e Gary Cherone (con Tony Iommi) - Hammer To Fall
  • Queen e James Hetfield (con Tony Iommi) - Stone Cold Crazy
  • Queen e Robert Plant - Innuendo (con estratti da Kashmir), Thank You (intro), Crazy Little Thing Called Love
  • Queen (Brian May con Spike Edney) - Too Much Love Will Kill You
  • Queen e Paul Young - Radio Ga Ga
  • Queen e Seal - Who Wants To Live Forever
  • Queen e Lisa Stansfield - I Want To Break Free
  • Queen e David Bowie/Annie Lennox - Under Pressure
    Queen e Ian Hunter/David Bowie/Mick Ronson/Joe Elliott/Phil Collen - All the Young Dudes
  • Queen e David Bowie/Mick Ronson - Heroes/The Lord's Prayer
  • Queen e George Michael - 39
  • Queen e George Michael/Lisa Stansfield - These Are The Days Of Our Lives
  • Queen e George Michael - Somebody to Love
    Queen e Elton John/Axl Rose - Bohemian Rhapsody
  • Queen e Elton John (con Tony Iommi) - The Show Must Go On
  • Queen e Axl Rose - We Will Rock You
  • Queen e Liza Minnelli/Cast - We Are The Champions

Il "miracolo" della Regina

Pubblicato da BettingMaker | giovedì, novembre 22, 2007 | , | 0 commenti »
L'album è stato registrato in un arco di tempo piuttosto grande a causa del momento difficile che attraversava la band: in questo periodo Freddie Mercury aveva infatti contratto l'AIDS (sebbene la notizia non sia stata ancora resa pubblica), mentre Brian May era reduce da una violenta crisi matrimoniale. Inizialmente doveva intitolarsi "The Invisible Men", ovvero "Gli uomini invisibili", titolo ironico in quanto nell'arco di tempo che intercorre tra quest'album e il precedente i componenti non si erano fatti vedere spesso in pubblico. Ma a tre settimane dalla pubblicazione fu deciso di intitolarlo "The Miracle". La copertina dell'album mostra un'immagine elaborata al computer in cui si vedono le quattro teste dei componenti del gruppo attaccate in modo da formarne un'unica. Una risposta alle continue voci che insinuavano lo scioglimento della band? A partire da questo album inoltre, i Queen decidono di accreditare ogni singola traccia a tutta la band, a differenza di prima in cui le tracce venivano attribuite solo a chi effettivamente le aveva composte. I Queen, all'apice della loro immensa carriera sono riusciti a costruire un lavoro gradevole ed affascinante un vero e proprio "miracolo" . Era dai tempi di "A Kind Of Magic" che la band non ritornava in studio per proporre nuove idee, e devo dire che le 10 tracce (più 4 b-sides) nate da questa esperienza sono davvero fresche ed originali. Si comincia con "Party", un brano dal ritmo incalzante ed una chitarra multi effetto, segue poi la magnifica "Khashoggi's Ship": questi due brani dell'album sono praticamente incisi in presa diretta e stupiscono per la loro durezza ed immediatezza sonora; entrambi parlano in maniera ironica della vita sregolata della rock star tra un eccesso ed un altro, tra una festa e un'altra. La prima delle due è una canzone semplice che però colpisce soprattutto per l'efficacia e la "durezza" dei cori, la seconda è un hard rock abbastanza tipico. La title-track è un leggero pezzo di pop-rock, imperniato sul tipico suono tastieristico dei Queen. Il brano è impreziosito dal solito Brian; ottimo e originale il coretto che lo conclude. È divertente ed orecchiabile, anche se la maggior parte dei fans non gli conferisce gli onori. Senza dubbio la canzone più famosa (e il singolo più venduto) dell'album è la coinvolgente "I Want It All". Il brano, ideato da Brian May, risulta un vero e proprio inno da stadio, con il solito chitarrista che ci regala bordate da brividi con la sua Red Special; Freddie canta con grande energia ed anche il resto del gruppo suona con grande autorevolezza il brano. È un peccato non averla mai sentita dal vivo con Freddie! Comunque rimane uno dei migliori brani rock mai suonati dalla band. "The Invisible Man", da un'altra idea del chitarrista del gruppo, è un brano tradizionalmente anni '80, con l'utilizzo di sequenze synth preregistrate; in questo episodio, l'elettronica viene usata sapientemente: non è un capriccio senza criterio ma un mezzo per giungere al cuore della canzone. L'assolo spinoso di chitarra è mitico ed anche Brian ne andò molto fiero. "Breakthru" è un'ottima hit del gruppo, un brano rock-pop originale, sul solito genere di inni che fanno impazzire i fans (vedi "We Are The Champions", "We Will Rock You", "In The Lap Of The Gods" e "Radio Ga Ga"), ottimi anche i cori, e come al solito non è una novità: stiamo parlando dei Queen, grandi architetti delle coralità di gruppo! Il ritmo della canzone è molto interessante ed è molto coinvolgente. Assomiglia a quello di una locomotiva in marcia. La settima traccia è un pezzo piacevole che si intitola "Rain Must Fall": su un ritmo latino-americano si sviluppa un brano pop che a tratti risulta un po' noioso, non sarebbe da sufficenza se non venisse letteralmente salvato da un assolo del solito Brian. Brano gradevole, ma senza grande originalità, poteva essere senza ombra di dubbio migliore, ma comunque può piacere. "Scandal" è una delle canzoni più belle dell'album, un rock duro con degli ottimi spunti melodici, quasi drammatici, su un testo di denuncia dell'uso indiscriminato che la stampa fa delle notizie in suo possesso; non a caso Mercury è stato una vittima della maledetta stampa inglese per tutta la sua carriera. Gli arrangiamenti sono spesso stati giudicati eccessivi in questa canzone, si può anche essere d'accordo, ma per me in questa bellissima traccia non c'è niente fuori posto: è veramente ottima così, con la voce di Freddie che raggiunge toni altissimi che solo su "Innuendo" e su alcune canzoni di "Made In Heaven" ("Mother Love" e "A Winter's Tale") si sentiranno ancora. La penultima canzone dell'album è "My Baby Does Me", tipicamente soul, con un ottimo riff di basso di John Deacon e una chitarra bollente. Per gli estimatori del genere può essere un ottimo pezzo, che io non discuto, ma che non amo eccessivamente, ad essere sincero. L'ultimo brano del disco è stato da molti definito come il vero testamento musicale di Freddie Mercury, infatti il testo di "Was It All Worth It" si chiede se è valsa la pena di vivere insieme questa avventura nel mondo del rock, e Freddie si autorisponde di sì, che è stata un'esperienza da vivere fino all'ultima goccia, nonostante tutto. Questo sottovalutatissimo pezzo racchiude l'anima della musica dei Queen, in 6 minuti c'e di tutto proprio come "Bohemian Rhapsody" o "Innuendo", arrangiamento perfetto che cade dal hard rock fino all'operetta, il tutto avvolto da una chitarra prepotente ed una voce grintosa, semplicemente fantastica! Ci sono poi tre extra tracks: "Hang On In There", un buon brano rock con ottimi spunti melodici; "Chinese Torture", un pezzo strumentale in cui Brian si destreggia in un assolo da acrobata riuscito benissimo ed infine una versione estesa di "The Invisible Man" . Concludendo posso senz'altro dire che secondo me l'album è veramente molto valido, con della grandi vette qualitative ("I Want It All", "Scandal", "Was It All Worth it" su tutte) ed una produzione sfavillante e solare che mostra un prodotto ottimamente confezionato. Perfetto per chi vuole passare un po' di tempo con della musica piacevole e scacciapensieri. The Miracle" è anche l'ultimo album in cui appaiono canzoni poco "impegnate" e il cui unico scopo apparente è quello dell'intrattenimento! La verità è che la grandiosità di certe melodie e la potenza di alcuni passaggi chitarristici trasformano questo disco in un prodotto di classe, un fine e mai volgare discorso rock sui temi più disparati. La magnificenza di "I Want It All", un brano straordinariamente cattivo ed elegante, si plasma perfettamente con le sonorità pop della title track e della divertente "The Invisible Man". "Scandal" è la ciliegina sulla torta (con la voce di Freddie in stato di grazia), "My Baby Does Me" è la testimonianza della versatilità dei Queen... "Breakthru" è un meraviglioso e coinvolgente treno in corsa! Ma ciò che rende unico questo album è la perfezione delle b-sides dei singoli... inediti di una bellezza talvolta disarmante e brani che avrebbero meritato un'apparizione nel secondo Greatest Hits! L'album possiede altre frecce all'arco: le cosiddette "Miracle Sessions" infatti sono quelle che maggiormente vantano quantità di demo e di versioni particolari a disposizione. Vediamole ai raggi x: "My Baby Loves Me" si discosta poco da quella originale ed offre un ritornello leggermente modificato; questa canzone presenta un cordone ombelicale con "I Guess We're Falling Out", un piacevole e coinvolgente motivo che avrebbe senz'altro fatto breccia nel cuore dei fans; "A New Life Is Born" coincide almeno inizialmente con la intro di "Breakthru" ed è scritta da Freddie: nel momento in cui ti aspetti la parola Breakthru il tema cambia rotta con parole nuove. Infine la jamming session di Stealin' è una versione di 12 minuti molto singolare: qui Freddie si lascia andare a commenti esilaranti e tutto sembra molto coinvolgente... ma dal "miracolo" della Regina è impossibile non rimanenere coinvolti.

Nuovo cancelliere all'Università di Liverpool

Pubblicato da BettingMaker | mercoledì, novembre 21, 2007 | | 0 commenti »
Brian Harold May, chitarrista dei Queen, è stato nominato cancelliere onorario dell'Università John More di Liverpool, carica in cui succederà a Cherie Blair, la moglie dell'ex premier britannico Tony Blair. Solo tre mesi fa, l'ecclettico musicista aveva conseguito il dottorato in astrofisica, dopo aver ripreso a studiare nel 2006. May aveva interrotto gli studi nel 1974 per dedicarsi interamente alla musica insieme ai Queen. Con questo nuovo riconoscimento, Brian dovrà rappresentare l'ateneo in occasioni speciali e presiedere alla cerimonie di consegna dei diplomi. Michael Brown, vice-cancelliere e direttore della John More, ha detto che è difficile trovare qualcuno come Brian May che, pur essendo ricco ed affermato, riesce a conservare inalterata l'aderenza a certi valori fondamentali. Complimenti Brian!!!

Le sei corde della regina

Pubblicato da BettingMaker | domenica, novembre 18, 2007 | | 0 commenti »
Brian May è l'anima dei Queen, il suo autentico cuore musicale. Un vero e proprio paradosso che possono comprendere solo coloro che conoscono bene i Queen: Brian, dei quattro, è quello che ha cercato meno il compromesso col pop, ma nessuno mette in dubbio che, musicalmente, sia l'elemento chiave. E non solo per l'inconfondibile suono della Red Special ma perché sembra destinato a vivere per i Queen. Si può facilmente dedurre che le sue esperienze musicali da solista sono sempre state vissute manifestando un senso di nostalgia per la "Regina". Brian Harold May nacque il 19 luglio 1947 a Hampton, Middlesex, a sud di Londra. Dopo aver acquisito una discreta cultura musicale suonando il pianoforte (e l'ukulele del padre), all' età di quindici anni cambiò strumento e decise di imbracciare per la prima volta una chitarra. Si sentiva attratto da quello strumento, dalla possibilità di agire direttamente sulle corde. Scelta felice, visto che diventerà uno dei più significativi chitarristi moderni. Grande fan di Buddy Holly e di Lonnie Donegan, fin da bambino iniziò a suonare la chitarra in svariate band locali, anche se molti dei gruppi in cui fu coinvolto non superarono mai lo stadio delle prove negli scantinati. Non potendosi permettere l'agognata e costosissima "Fender Stratocaster", Brian progettò e costruì la sua chitarra artigianale, con l'aiuto del padre. Padre e figlio avevano già realizzato manufatti in legno e metallo, e Brian era uno dei migliori studenti di fisica. La scelta dei materiali fu davvero piuttosto bizzarra: il corpo della chitarra era di mogano massiccio e fu ricavato dalla cornice di un caminetto vecchio di due secoli mentre le molle dell'unità di tremolo non erano che il riciclaggio di un vecchio ciclomotore. Per la costruzione dello strumento musicale furono usati anche bottoni di madreperla ed elementi di un telefono. Alla fine, la chitarra venne a costare solamente otto sterline! A dispetto della sua natura artigianale, sarà proprio con questa scalcagnata chitarra "caminetto" che May suonerà (usando come plettro una moneta da sei pence) in tutti gli album dei Queen, e sarà lo strumento che lui ancora oggi predilige sia in scena che in studio. La battezzerà, in seguito, "Red Special". Brian e il padre Harold costruirono anche un telescopio, grazie al quale si appassionò così tanto all'astronomia che nel 1967 si iscrisse, presso l'Imperial College" di Londra, ad un corso di laurea in Fisica. Dopo qualche perplessità, legata alla delusione per lo scioglimento dei "1984" ( gruppo nel quale oltre a May suonava anche Tim Staffel), decise finalmente di conciliare lo studio con l'hobby della musica. Appese così alla bacheca del College questo avviso: "Cercasi batterista stile Mitch Mitchell/Ginger Baker". L'annuncio venne raccolto da uno studente, Les Brown, il quale passò subito l'informazione al suo compagno di stanza Roger Taylor. "Pensammo che Roger fosse il miglior batterista che avessimo mai visto. Lo osservai intonare un rullante - non l'avevo mai visto fare prima - e ricordo che mi colpì il suo aspetto estremamente professionale", ricorderà anni dopo Brian. Con Roger e Tim Staffel formò gli "Smile" ma, a causa di dissidi interni, la band si sciolse. Da quelle ceneri nacquero poi i Queen... Da lì in poi sarà un'ascesa inarrestabile, fino alla morte di Freddie Mercury. La sua principale hit rimane "We Will Rock You", una canzone che, con il passare degli anni, è diventata un vero e proprio inno. Sarebbe però ingiusto dimenticare che Brian ha firmato una serie di canzoni classiche del repertorio dei Queen, come il suo primo successo "Keep Yourself Alive", la bizzarra "Brighton Rock", "Now I'm Here", la chicca "39" inclusa in "A Night At The Opera", l'incalzante "Tie Your Mother Down", "Fat Bottomed Girls", Save Me, l'esplosiva "Hammer To Fall", la coinvolgente "I Want It All" e le fantastiche ballate "Who Wants To Live Forever e "Too Much Love Will Kill You".

Il messaggero degli dei

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | , | 0 commenti »

















Freddie Mercury, o meglio Farookh Bulsara, nacque il 5 settembre 1946 sull'isola di Zanzibar, allora colonia britannica, da genitori di etnia parsi. Trascorse un’ infanzia agiata a Bombay, in India, dove il padre, diplomatico al servizio della Corona, era stato trasferito prima di emigrare in Inghilterra nel 1964 dopo il riconoscimento d'indipendenza della Tanzania. Quando Farookh compì otto anni fu mandato a scuola a Bombay, dove frequentò il collegio inglese di St. Peter, ad un tiro di schioppo dalla città. Furono i suoi compagni di scuola a ribattezzarlo Freddie, nome che venne poi adottato anche dalla sua famiglia. A scuola Freddie eccelse in diverse discipline sportive (boxe, hockey e ping pong) ed a dodici anni vinse il premio di studente più versatile. Oltre ad essere un valido atleta fu anche un allievo dotato di eccezionale talento artistico. Il suo passatempo preferito fu quello di ritrarre amici e parenti ma la passione per la musica non tardò molto a rivelarsi. I primi a notare il suo talento furono i suoi insegnanti che proposero ai genitori di iscriverlo ad un corso di pianoforte. Dopo poco tempo fondò il suo primo gruppo musicale (coro), gli "Hectics", i quali suonavano in occasione dei balli e delle feste scolastiche e con i quali potè sfoggiare il suo innato gusto estetico e teatrale. Per Freddie, i giorni della scuola a Bombay furono tra i più felici della sua vita. Uscito dal St. Peters tornò nella sua casa di Zanzibar, ma a 18 anni fu ancora una volta strappato alle sue amate radici. Nel 1964, la maggioranza africana di Zanzibar diede il via ad una rivolta contro la minoranza araba. I Bulsara fuggirono dai disordini e approdarono in Inghilterra, dove si stabilirono nel sobborgo londinese di Feltham, nel Middlesex, in una casetta bifamiliare che si trovava sulla traiettoria di volo dell'aeroporto di Heathrow, e a pochi passi dall' abitazione di Brian May. I suoi genitori sarebbero poi rimasti in quella casa anche quando Freddie divenne una vera e propria star del rock. Per Freddie la grigia e tetra Feltham rappresentò un brusco distacco dai paesaggi esotici della sua gioventù ma per sua fortuna gli "scatenati" anni '60 stavano per esplodere. Freddie, dopo aver conseguito il diploma in arte, venne ammesso nel 1966 al "Ealing College of Art" e si trasferì a Londra, nel quartiere di Kensington. Nel corso del 1969 Freddie, accanito fan di Jimi Hendrix ed eccellente pianista, entrò a far parte di un gruppo di Liverpool, gli Ibex, e nel corso di alcuni concerti a Londra e a Liverpool, dove il gruppo traslocò per alcuni mesi in cerca di gloria, iniziò ad affinare le sue doti vocali e la presenza scenica. Dopo la parentesi con gli Ibex, Freddie fece parte di altre due formazioni: i Sour Milk Sea e i Wreckage, per i quali scriverà il suo primo pezzo, Stone cold crazy. Nel 1970 Freddie si unì agli Smile rimasti in due dopo la dipartita del bassista e cantante Tim Staffel. Quei due ragazzi erano Brian May e Roger Taylor, con il quale Freddie aveva gestito tempo prima una bancarella nel mercatino di Kensington. Brian e Roger manifestarono all’inizio qualche perplessità all’ingresso di Freddie nella band: la sua esagerata teatralità, il suo sfrenato edonismo e soprattutto il suo modo di apparire e muoversi in pubblico lasciavano loro qualche dubbio. Ma davanti a quell’estensione vocale, a quell’entusiasmo, a quell’infinità di idee grandiose che Freddie possedeva, non seppero tirarsi indietro. Freddie si ribattezzò Mercury, in onore al mitologico messaggero degli dèi e decise che la band si sarebbe chiamata Queen: "Ho pensato al nome "Queen". È solo un nome, ma è molto regale ovviamente, e suona benissimo. È un nome forte, molto universale e immediato. Ha molte sfaccettature ed è aperto a tutti i tipi di interpretazione". Nel 1971, dopo aver provato nelle prime esibizioni alcuni bassisti, la band decise di assumere definitivamente John Deacon. Mercury disegnò anche lo stemma della band: è un disegno di grande forza evocativa ed include i segni zodiacali dei quattro componenti sovrastati da un'araba fenice, uccello mitologico conosciuto per la capacità di ritornare in vita dalle sue stesse ceneri, scelta in segno di immortalità e speranza. Il logo è composto da due leoni (Brian May e John Deacon) a presidiare la corona della regina (Queen, appunto), un granchio per il segno del cancro (Roger Taylor) e due fate che rappresentano la vergine (Freddie Mercury). Naturalmente buona parte del successo stratosferico dei Queen si deve a Freddie Mercury. Fu lui a scrivere molti dei più folgoranti successi della band, e sua è "Bohemian Rhapsody", un opera rock di assoluta originalità, come pure il classico anthem da stadio "We Are The Champions" o la spettacolare "Somebody To Love". Ma in misura ancor più decisiva è stato il suo contributo dal vivo: Freddie adorava trovarsi sul palco di fronte a migliaia di fans. Si pavoneggiava per tutto il palco, roteando selvaggiamente il suo microfono ad asta senza base o fingendo di suonarlo come un pazzo, come se fosse una chitarra. Una volta David Bowie disse disse di lui: "Era una star che riusciva a tenere il pubblico nel palmo di una mano". Freddie era famoso nel mondo del rock per la sua teatralità e per le sue pose, e i Queen furono una delle attrattive maggiori del Live Aid, uno dei più grandi concerti di beneficenza mai organizzati. Lo spettacolo, allestito da Bob Geldof nel 1985 per raccogliere fondi contro la fame nel mondo, consacrò definitivamente Freddie come intrattenitore di folle oceaniche. Dopo lo show, Geldof definì i Queen il più grande gruppo musicale del pianeta. Fuori dalla scena, la vita di Freddie fu altrettanto sopra le righe. Una volta disse ad un giornalista: "L'eccesso fa parte della mia natura. Per me la monotonia è una malattia". Freddie era anche un incallito amante dello shopping, le tournèes del gruppo nel Sol Levante furono per lui l'occasione per dare sfogo alla sua mania. Acquistò sete meravigliose, interi fasci di kimono, favolose collezioni d'arte giapponese ed enormi e costosissime carpe "koi" da far sguazzare nel laghetto della sua casa di Kensinghton. Col tempo aveva accumulato anche una tra le più importanti collezioni private della Gran Bretagna. Freddie amava soprattutto le tele dei pittori impressionisti, xilografie giapponesi e opere di maestri vittoriani. Uno dei suo artisti preferiti fu il pittore russo Marc Chagall. La casa di Kensinghton fu un altro dei suoi vagheggiati e costosissimi lussi, l'aveva pagata cinquecentomila sterline in contanti ed arredata con le antichità di mezzo Giappone. Non si curò mai di ridurre le spese: "Freddie non ha assolutamente alcun senso del denaro e del suo valore. So che una volta era sempre al verde, mentre adesso ha delle carte di credito, ma credo che l'unico modo perchè Freddie si renda conto che il denaro potrebbe finire sarebbe che la macchinetta inghiottisca anche la sua carta di credito. E neanche allora arriverebbe a capire" (Roger). Benchè Freddie sia ricordato come lo stravagante ed eccessivo simbolo dei Queen, c'era anche un altro lato della sua personalità. Nell'intimo, l'istrione era in realtà un uomo solo ed angosciato, e non sorprende che uno dei suoi maggiori successi personali fosse una versione di "The Great Pretender" (Il grande simulatore). Molti suoi amici dicevano che il suo stile di vita selvaggio e gay era solo uno dei tanti aspetti della sua vita . La sua relazione sentimentale più lunga non fu con un uomo ma con una donna : Mary Austin. Anche se Freddie non annunciò mai in pubblico di essere gay, visse una vita di promiscua sessualità, oscillando però sempre tra rapporti di una sola notte e relazioni prolungate e domestiche. Diceva spesso che la sua promiscuità era un modo per sfuggire alla solitudine, gli amici più intimi pensano che avrebbe desiderato una famiglia, altri sostengono che non ha mai del tutto superato lo shock di aver lasciato Bombay per Feltham. Nel 1987, abbandonò la sua vita ricca di eccessi. Difatti non partecipò più ai grandi eventi live, dicendo che un uomo di 40 anni non poteva saltare con una calzamaglia addosso, in realtà non voleva dichiarare pubblicamente di aver contratto l'AIDS. Queste dichiarazioni fecero insospettire alcune testate scandalistiche che cominciarono a formulare congetture di ogni tipo. Si fecero sempre più rare le apparizioni pubbliche, quasi nulle, ed egli visse sempre più nella sua villa a Kensington. Freddie nascose inizialmente il terribile segreto della sua malattia anche agli altri membri dei Queen, per evitare che si potessero preoccupare per lui, impedendogli di cantare. Il canto, infatti, era la cosa che più gli dava alleviava le sofferenze, e così dall'Inghilterra si trasferì in Svizzera a Montreux, dove acquistò un appartamento, e dove incise alcune tra le più intense canzoni dei Queen. Cantò quasi fino alla fine, fece l'impossibile per i suoi fan, spesso facendosi pregare di smettere dagli altri componenti del gruppo, ma la musica e l'amore della gente erano le cose più importanti per lui. Rientrò in Inghilterra due settimane prima della fine per stare vicino ai suoi cari. Morì alle 18:48 di domenica 24 Novembre del 1991 in seguito ad una broncopolmonite cagionata dall'AIDS. Spirò nella sua casa ed il suo corpo, cremato, è conservato dalla famiglia (un'altra tesi ritiene le ceneri disperse nel lago di Ginevra, davanti alla "sua" Montreux). Il suo funerale venne celebrato in forma privata secondo le usanze zoroastriane. Il mondo precipitò nel dolore, centinaia di fans si radunano per tutta la notte in lacrime davanti alla sua abitazione e ovunque la notizia riempì le pagine dei giornali. Fu memorabile la sua ultima apparizione in pubblico nel video della canzone "These Are The Days Of Our Lives", tratta dall'album "Innuendo
": Freddie apparì molto dimagrito, con le occhiaie, vestito elegante e senza i suoi celebri baffi. Alla fine della canzone, trovò la forza per sorridere e sospirare per l'ultima volta ai suoi fans "I still love you", un tenero e sincero gesto d'affetto dedicato a tutti coloro che l'hanno amato e che l'ameranno per sempre.

Queen II

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | , | 0 commenti »
L'album è stato inciso a Londra nei Trident Studios nell'agosto del 1973, ed è stato pubblicato in ritardo rispetto alle previsioni data la crisi del petrolio. Pubblicato nel Marzo del 1974, “Queen II” segue di pochi mesi il precedente “Queen I” e, per certi aspetti (i temi trattati, alcune similitudini di contenuti…) ne è l'ideale seguito ed epilogo; di contro, là dove l'analisi si sofferma sullo stile, non mancano le differenze: ai brani è conferita un'eco epica nei temi e nelle musiche che influenza l'intero mood dell'album. Al rock energico e viscerale di “Queen I” si contrappone un'eleganza curata con dovizia certosina, una raffinatezza voluta, spesso mirata a sottolineare implicitamente la sottile melodia di un brano. “Queen II” è una sinfonia unica e indivisibile, non un album di brani a sé stanti. Ne consegue che ogni traccia è l'epilogo della precedente e il prologo della seguente… solo "Seven Seas Of Rhye" (che tra l'altro è uno sviluppo di un brano strumentale apparso su “Queen I”) uscì come singolo a riprova dell'indivisibilità dell'album. Non è il primo caso né l’ultimo ma mai livello così elevato e perfetto tecnicamente fu forse mai raggiunto, eccetto che in “A Night At The Opera”, sia dai Queen che da altri gruppi. Ci chiediamo: Come mai sia possibile che dal primo al secondo album ci sia un maturità tale? I Queen hanno capito su che strada muoversi ma è il binomio Mercury/May che raggiunge e che scavalcherà quello Plant/Page. Invece dell'indicazione canonica Lato A e Lato B, i lati dell'album sono stati indicati con la dicitura Lato Bianco e Lato Nero. Il primo lato dell'album è formato da canzoni composte dal chitarrista Brian May (come "Father To Son o "White Queen"), mentre il secondo contiene canzoni composte da Freddie Mercury, tra le quali spiccano la ballata "Nevermore", "The March Of The Black Queen" o "Seven Seas Of Rhye", primo brano dei Queen ad entrare nella top ten nazionale. I due lati sono intervallati da un brano di Roger Taylor, "The Loser In The End". La distinzione fra Lato Nero e Lato Bianco è dovuta ai differenti caratteri dei compositori. Il bianco e nero stanno a significare come viene vista la figura della regina dai due musicisti. Freddie Mercury, ad esempio, nel brano "The March Of The Black Queen" la immagina vestita di nero che avanza portando scompiglio e paura. Brian May invece, dotato di un carattere più tranquillo di Mercury, la descrive come una dolce regina bianca nel brano White Queen. Se l’album di esordio apre un sipario molto scoppiettante, siamo ora totalmente allo scuro. La prima traccia è "Procession": intorno a voi si crea un'atmosfera misteriosa, medievale: tutto scaturisce da una semplice moneta che cammina su sei corde. È Brian May l'artefice di questa marcia "quasi" funebre, è suo il sapiente gioco strumentale che da accordi in minore passa in maggiore con un accompagnamento basso ed una sovraincisione alta: farà capire che quella piccola marcia è invece indice del lato “White” dell’album, quello tutto suo ma aspettiamo a dire che sarà un album solare! Sembra piuttosto di assistere ad una solenne marcia di un santo... poi tutto sfuma, e ai nostri occhi si presentano nuovi orizzonti... Si apre il sipario: La Regina va in scena. I 4 personaggi scuri nella cover si materializzano. La seconda canzone "Father To Son" è un inizio trionfale ed anche un inno alla relazione padre/figlio che per Brian ha sempre significato molto. Lo stesso May, in un'intervista del 1986, dichiarò che suo padre fu un esempio di compostezza. L'atmosfera rimane "medievaleggiante", Cori e sovracori dominano la scena, accelerazioni con ritorni esplosivi di hard rock per smorzare in lentezze quasi paradisiache. Quando un pezzo è lungo, non può essere altrimenti. May lo impara dalla teoria del “long poem” di Wordsworth, il quale, sosteneva che la poesia è fisiologia e che solo quando è breve può essere massima, se è lunga deve avere momenti di alti e bassi. In tutta la discografia Queen ci saranno riferimenti costanti al mondo letterario. La chiusura del pezzo è sfumata e trionfale. A parte il ripetitivo finale, regala momenti di pura manna per le orecchie, fino a dissolversi nuovamente in un'atmosfera che paradossalmente è cupa, ma allo stesso tempo è candida e soffice come il cotone. Segue "White Queen (As It Began)" ed è ancora uno strepitoso May che ci conduce per mano nei meandri di un passaggio gotico: nell’epoca in cui il videoclip non esiste ancora, il suono lugubre della Red Special è quasi come un pennello, ci sembra di vivere ogni situazione, incredibile! La chitarra di Brian piange, un mesto Mercury accompagna questa tristezza e si cammina per una valle oscura invocando la Regina Bianca che con il suo potere è capace di stregare il poeta e di far impallidire la notte. A May non resta che attendere invano, dando sfogo ad un arpeggio classico seguito da fruscii incogniti che, al comparire della Regina nell’ oscurità, danno vita ad uno dei momenti più intensi della storia della musica. La chiusura è mesta “As It Began”. Un canto d'amore lento ma inesorabile verso una scontata e triste conclusione. Questa traccia venne proposta incessantemente nei primi concerti ma poi fu dimenticata dopo la svolta commerciale. Dopo il susseguirsi continuo delle prime 3 traccie si profila un momento di pausa: in "Some Day One Day" troviamo una melodia country-blues, una song forse con una vena un po' pop, ma comunque orecchiabile e gradevole. Nonostante i temi gotici affascinanti in esso contenuti e una variazione niente male nell’inciso, non cattura. È anche il primo pezzo che Brian canta e le sue abilità canore sono ancora da affinare. L'intermezzo si prolunga con “The Loser In The End”: il brano non ha molto a che fare con l'album ma forse Roger lo scrisse e decise di cantarlo per forza! Questo ritratto della madre generosa ma "perdente" ci fa tuffare nel mondo pessimistico e (successivamente con "Drowse") rarefatto del batterista dei Queen, spesso sottovalutato come tutti gli altri membri del gruppo. La canzone non morde, né scuote l'animo, per colpa anche di un mixaggio non all'altezza, per questo meriterebbe l’insufficienza ma l'ottima prova vocale di Roger Taylor la salva. Dopo un discreto assolo di May, la canzone si dissolve, e si cambia faccia, passando alla "Black Side", ed è qui che comincia il bello! Freddie dà sfoggio a tutta la sua abilità favolistica e mitologica, memore della letteratura tardo-gotica inglese, ed avvia il lato scuro dell’ album con "Ogre Battle". Una lenta esplosione incombe nella nostra testa, fino ad alterarsi in un urlo stridulo, che rieccheggia in effetto "riavvolto" della chitarra di Brian May, che ci introduce alla canzone, brano dai toni Epic-Metal che conquista e stupisce per i riff taglienti e il ritmo coinvolgente. La battaglia degli orchi esplode: grandi e piccoli sognerebbero. Questi orchi al calar della notte si radunano solo se “il pifferaio suona e la tua zuppa è fredda sul tavolo mentre il corvo vola…”, orchi che divorano l’ oceano e che spesso testano la loro forza in battaglie mitologiche. Non ci si annoia proprio. Fantastico! Subito ci addentriamo in un clima "Pseudo-progressive" di stampo non tanto Genesisiano come molti critici hanno erroneamente affermato, ma in un'atmosfera che ha il marchio Yes, con una descrizione di strampalate quanto fantastiche figure irreali che sembrano quasi messe lì a caso. "The Fairy Feller’s Master Stroke”. Tradotto significa: il colpo maestro del taglialegna. Mercury, diplomato al Ealing College di Arte, conosceva l’omonimo quadro di Richard Dadd. Una fiaba zampillante. Una cerchia di creature da “Sogno di una notte di mezza estate” che si radunano nei boschi ad assistere al taglialegna che sferrerà un colpo d’ ascia per rompere la noce. Mercury, con ritmo incalzante e accordi che tra di loro infrangevano di molto le leggi armoniche, crea uno dei brani più intriganti dell'album descrivendo ogni personaggio presente nel dipinto di Dadd. Su un melanconico e sofferto discorso musicale al pianoforte, Freddie ci delizia con la sua voce attraverso una melodia che sollecita il cuore e le emozioni, questa è “Nevermore”. Freddie Mercury come Edgar Allan Poe nella poesia del “Corvo” ripete mai più ad ogni domanda dell’ innamorato che chiedeva se la sua lei fosse innamorata o addirittura viva. Quella risposta ossessionante è il motivo della disperazione. Un brano da 10 e lode. Dimenticatevi la precedente toccata lenta di "Nevermore", quella stessa toccata si trasforma in una solenne marcia, che stavolta non è destinata ad un santo, ma ad una sua specie di opposto... Non è più quella regina misteriosa del lato bianco ma questa è la regina nera, che ha il regno nella mano sinistra e la legge nella destra. È la regina della notte; spietata, come in un gioco a scacchi tra bianchi e neri (proprio come le unghie della mano sinistra che si dipingeranno d’ora in poi May e Mercury) regna sovrana ed incontrastata nelle tenebre con entrambe le mani (ideologia totalizzante politica?). È affascinante, meschina, “bolle, sforna e non mette mai i puntini sulle i”. Almeno tre generi musicali (il rock, il melodico e l'heavy) trovano la loro ideale collocazione. Targata ancora Mercury, è la summa del lavoro svolto finora. Tocca vertici assoluti per l'eclettica interpretazione di Freddie e per la parte strumentale dosata con intelligenza ( marcia, salti, tamburi impazziti, cori altissimi e sempre ben organizzati, variazioni infinite, tregue, cavalcate, interruzioni, riprese). "The March Of Black Queen" è una mini-suite di sei minuti e mezzo, divisa in quattro sezioni, la parte solenne iniziale, dove "La marcia della regina nera" viene introdotta nelle sue sfumature più oscure, tra cori magniloquenti e arrangiamenti taglienti e molto, molto complessi... poi la parte centrale fa da ponte tra la parte precedente e la parte successiva, ed è una sequenza più lenta, un dialogo lento e dolce tra Freddie ed il suo piano, fino a sfociare nel tripudio trionfante e oscuro della regina nera, rappresentata dai graffianti riff di Brian, la voce immensa di Freddie, ed una prova incredibile di Deacon al basso. Dopo l'emozionante tripudio, "The March of The Black Queen", si chiude con breve dialogo piano-chitarra, per poi passare ad uno strano canto trainante, che incita a dimenticare la regina nera per tornare in un mondo più ripetitivo e petulante, ma non per questo meno affascinante. "Funny How Love Is" è una disincantata esaltazione amorosa, un gioco di cori che dosa bene eleganza e forza melodica. Affascinante come una casa vittoriana in puro stile inglese! La struttura musicale e la coinvolgente melodia sono all'ascolto liete come il canto primaverile degli uccelli, mentre il feeling della canzone ricorda l'onda lieve di limpidi specchi d'acqua alpini... tutto è lieto, eppure tutto è pura esaltazione corporea, dove i sensi non subiscono passivamente l'amore, ma sono anch'essi parte di quel meccanismo passionale che coinvolge spirito e corpo. Però questa canzone avrebbe meritato ben altro mixaggio: il brano svanisce con un fade out che comincia a metà brano, mentre il volume dell'intera struttura vocale è troppo basso rispetto a quello della parte strumentale. “Seven Seas Of Rhye” è una canzone che ripercorre il tema principale della "Black Side", ma era già nata prima di Queen II, anche se ora è stata perfezionata. Freddie Mercury la organizza ancora col suo gusto poetico immaginandosi una creatura sovrumana che scende dall’alto e reclama i suoi mari di Rhye con un ritmo davvero coinvolgente. L' allegro e veloce movimento al pianoforte, I riff pungenti di Brian e la buona batteria di Roger Taylor rendono l'attraversata dei mari davvero piacevole! Il singolo raggiunge il 10° posto in Inghilterra. In definitiva “Queen II” è un album per palati fini, lontano dai riverberi allegri e irresistibili di "Keep Yourself Alive", più vicino alla raffinata e complicata leggerezza di "The Night Comes Down".

Il Martello

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | , | 0 commenti »
Cozy Powell, nome d'arte di Colin Flooks, è stato uno dei batteristi più dotati di sempre e ispiratore di tutta la generazione di percussionisti Hard Rock e metal moderni. Nacque il 29 dicembre del 1947 in Inghilterra, nella cittadina di Cirencester (Gloucestershire). La sua adolescenza fu tutt'altro che tranquilla: a diciassette anni venne espulso dalla scuola perché ritenuto un "cattivo soggetto" e quindi decise di dedicarsi a tempo pieno alla batteria iniziando una lunga gavetta che lo portò a suonare con tantissime band della sua zona (Sorcerors, Ideal Milk e i Bedlam). Scioltisi i Bedlam, e raggiunta un'invidiabile capacità tecnica, Cozy Powell mostrò tutta la sua bizzarra personalità abbandonando la batteria e dedicandosi alla sua seconda passione, i motori. Era fissato con le automobili e le corse: fu corridore di Formula 3 e, da sempre, tifava in Formula 1 per la Ferrari. Nel 1976 ritornò sulle scene rock sostituendo Gary Driscoll nei Rainbow di Ritchie Blackmore, ex Deep Purple. Il batterista rimase nei Rainbow fino al 1979 e realizzò con loro tre album in studio, "Rainbow Rising", "Long live rock'n'roll", "Down to earth" ed un album live, "On Stage" (1977). Abbandonati i Rainbow per dissapori nati con Blackmore, Powell realizzò, tra il 1979 e il 1983, tre album da solista sotto il nome di Cozy Powell's Hammers. Nella seconda metà degli ottanta si divise tra vari gruppi e generi. Nel 1986 si cimentò per la rima volta nel rock progressivo sostituendo Carl Palmer negli ELP (divenuti Emerson Lake & Powell) mentre l'anno dopo collaborò con il jazzista Peter York per un album di sola batteria, "Supe drumming". Nel 1989, dopo aver partecipato ad "After the war" di Gary Moore, entrò nei Black Sabbath con i quali realizzò tre album, "Headless cross" (1989), "Tyr" (1991) e "Forbidden" (1995). Nel frattempo Powell continuò la sua carriera solistica nei Cozy Powell's Hammers sfornando "Drums are back". In seguito, collaborò con Brian May per "Back to the light" e per la conseguente tournee mondiale del 1993. Il 1997 fu un anno di incredibile produttività per Powell che fece uscire un suo "Best of", suonò nel debutto discografico della S.A.S. Band, e collaborò con il chitarrista dei Judas Priest Glenn Tipton (Baptizm of fire), con l'ex Fleetwood Mac Peter Green (Peter Green Splinter Group) e con lo svedese Yngwie Malmsteen (Facing the animal). Mentre la voce di un'incredibile reunion dei Rainbow girava nell'aria, il 5 aprile del 1998 Cozy Powell, che stava guidando sull'asfalto bagnato, perse improvvisamente il controllo della sua Saab 9000 e, in seguito ad un violentissimo urto, morì tragicamente nei pressi di Bristol. Blackmore e soci rinunciarono definitivamente a riformare i Rainbow ed in giugno Brian May fece uscire "Another World", un disco con le ultime fatiche del virtuoso Powell al suo fianco.

Brian Solo

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | , , | 0 commenti »
Il primo progetto solistico di Brian May è datato 1983, quando esce "Star Fleet Project". Questo mini Lp comprende ospiti dal nome prestigioso: Alan Gratzer, Speedwagon e soprattutto Edward Van Halen. Il singolo unico è "Star Fleet", una versione rock e completamente rivisitata di un brano di Paul Bliss dedicato a un serial televisivo a sfondo fantascientifico! L'amore per la fantascienza non è nuovo per il caro Brian! E il risultato finale è oggi una rara chicca per i collezionisti e per tutti gli amanti delle sei corde. Tra i tre brani del mini Lp figura "Let Me Out", un fantastico blues composto da Brian all'inizio degli anni '70 e (probabilmente accantonato dal resto dei Queen) e la strumentale "Bluesbreaker", una jam session infuocata, frutto di una notte di intense prove di registrazione. Il suo secondo album solista è "Back To The Light", miscela Hard Rock pomposa di chitarra e batteria, dove alloggiava per l'occasione il virtuoso Cozy Powell. Un album molto apprezzato dai fan, proprio per il suo significato profondo dal punto di vista umano, un Brian che ha appena perso suo padre, si è separato dalla prima moglie e ha perso il suo migliore amico, nonchè frontman dei Queen, Freddie Mercury. Come spiega Brian in una toccante presentazione dell'album, ''non troverete molto che parli di quanto sia favoloso essere una rockstar nei Queen, al contrario, troverete tracce di qualcuno che si sente piuttosto piccolo e insicuro''. Dopo un inizio psichedelico e stravolgente con "The Dark", "Back To The Light" ci regala momenti coinvolgenti e degni del miglior repertorio dei Queen. Brian non ha la voce di Freddie, ma riesce a scrivere bellissime canzoni e la sua vena compositiva raggiunge l'apice in ballate tristi e piene di pathos come "Too Much Love Will Kill You" e "Nothin' But Blue" e in passaggi rock squisiti e potenti come in "Driven By You", "Love Token" e nell'infuocata "Resurrection". Questa è forse l'avventura solistica più riuscita per quanto riguarda i quattro Queen. Degne di menzione anche la coinvolgente "Let Your Heart Rule Your Head" (sulle orme di "39") e la profonda "Just One Life". Al gradino più alto però si posiziona la sublime ed ineguagliabile "Last Horizon", (mi ricorda a tratti "Bijou") dove la classe e la purezza, senza sbavature, di Brian May è stupefacente. In seguito, Brian costituisce una vera live band (la Brian May Band) con la quale gira per tutto il mondo, riscuotendo un notevole successo, testimoniato dall'album dal vivo "Live at Brixton Academy" e nel 1998 fa uscire il suo secondo e ultimo album solista, "Another World". Questo è un album più positivo e ottimista, ma, forse proprio per questo, meno apprezzato e importante. In realtà la voce di Brian subisce un grande cambiamento in positivo e alcuni brani sono superiori a quelli di "Back To The Light"; i pezzi di rock potente come "Business", "China Belle" e "Cyborg" dominano ancora una volta la scena e sono alternati a ballate come "Why Don't We Try Again?", "Wilderness" e "Another World" o a brani rock-blues ("The Guv'nor", "Slow Down"); quest'ultima è una cover di Larry Williams, così come la splendida "One Rainy Wish" è una cover di Jimi Hendrix mentre "All The Way From Memphis" è un remake dei Mott the Hoople, uno dei primi gruppi ai quali i Queen fecero da spalla nei loro esordi live. Il risultato finale è inferiore però al primo album, anche a causa della presenza delle cover, senz'altro d'autore, ma poco interessanti.

Lo sapevate che...

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | | 1 commenti »
# Nei primi anni, le gambe di Freddie erano nere dai lividi per via del fatto che in vari numeri dei loro concerti colpiva ritmicamente un tamburello sulla coscia.

# Durante la performance di "Liar" dal vivo, nella Colston Hall di Bristol, John aggiunse sottofondi vocali decisamente strani!!

# I Queen riuscirono ad eseguire un concerto dal vivo sebbene Brian avesse seri problemi al braccio e Freddie non riuscisse a sentire quasi nulla per via di una otite.

# A Stirling, il clima del pubblico arrivò a un livello tale che scaturí in una rivolta e i quattro membri della band dovettero essere chiusi a chiave nella cucina dietro le quinte.

# I Queen hanno usato "I'm In Love With My Car" come b-side di "Bohemian Rhapsody" perchè Roger Taylor, innamoratissimo della sua canzone, ha minacciato Freddie dicendogli: "Se non dai il tuo consenso a mettere "I'm In Love With My Car" come b-side del singolo, mi chiudo dentro un armadio e non esco più!". E quel mattacchione di Roger, visto il rifiuto di Freddie, dovette sudare come "un asino" tra quelle ante prima di convincere l'amico! Visto il risultato, però, Mr. Taylor fece benissimo a proseguire nella sua idea!!!

# Durante un concerto a Leeds, il monitor di Roger sulla scena si ruppe e per tutto il resto della esecuzione fu incapace di sentire cosa suonava o cosa cantava. Dopodiché andò in collera nel suo camerino; il risultato? Dovette essere portato all'ospedale per via di un piede gravemente contuso.

# Fu al Rainbow Theatre dove i Queen furono filmati professionalmente dal vivo per la prima volta.

# Durante l'assolo di Brian in un tour in Giappone, Roger cadde dal palcoscenico ed atterrò bruscamente sulla schiena. Per fortuna non si ferí e potè continuare a suonare.

# Nel 1977, John ruppe il vetro di una finestra con un pugno, la ferita richiese 19 punti, ma continuò a suonare con il braccio fasciato.

# Una volta un giovane fan, per toccare di persona Freddie, si fece chiudere in un enorme pacco e recapitare dalle poste inglesi a casa del suo idolo! Quanto Freddie vide l'enorme pacco pensò sicuramente ad una porcellana Giapponese o ad un quadro di Picasso ma appena l'aprì si prese proprio solo una gran paura!

# John adora le arachidi tostate (ed il the, naturalmente!)

# Freddie al concerto di Budapest per ricordarsi le parole di Tavaszi Szel, se le scrisse sul palmo della mano.

# Per anni i Queen finivano i loro concerti con We Will Rock You seguita da We Are The Champions. Quindi Roger si alzava per suonare i piatti freneticamente mentre con il piede destro suonava la cassa e Brian suonava gli ultimi accordi. Quando le luci si spegnevano Roger si siedeva e segnalava alla band il momento di finire, con due colpi di cassa e, dopo di questi, un potente e definitivo tocco di piatti. Una notte, durante uno dei tour europei, Roger era in piedi mentre suonava i piatti e la cassa, quando il tecnico responsabile della sua strumentazione (in quel momento un certo Shag, di cognome), grazie a un'abile e velocissimo colpo d'occhio (e di intelligenza) pensò che lo sgabello di Roger fosse incastrato. Shag lo mosse rapidamente. Quando Roger tornò a sedersi non c'era più niente sotto di lui e il batterista finí a terra. A luci spente, Brian suonó l'accordo più lungo della sua vita, e Roger riuscí a rialzarsi e finire lo show. Naturalmente Shag non mantenne per molto tempo il suo posto di lavoro...

# Per ottenere il suo primo disco, il bassista John Deacon (esperto di elettronica) dovette revisionare ed aggiustare tutta la strumentazione elettrica della Mercury Records, in cambio della registrazione. Infatti i Queen erano senza un soldo, all'epoca.

# Nel 1976 i Queen suonarono nel Padiglione Horden a Sydney, in Australia. Arrivati vicino al locale del concerto, le limousine si fermarono. Dissero alla band che il Padiglione si trovava dall'altra parte della sagra all'aria aperta che si stava svolgendo lì in quel momento. Avrebbero dovuto lasciare lì le automobili e attraversare tutto quel caos a piedi... naturalmente Freddie si rifiutò con decisione e le limousine dovettero passare nel mezzo, disturbando tutti e ricevendo lamenti per tutto il cammino. All'arrivo, Freddie era così irritato che ruppe uno specchio in testa al coordinatore, Pete Brown. Dopodiché gli ordinò di prendere una paletta e ripulire tutto il disastro.

# Dopo una breve e intensa seduta di registrazione con Michael Jackson (in cui insieme cantarono "There Must Be More To Life Than This", "State Of Shock" & "Victory"), Freddie decise di accettare uno insolito invito del suo collega: Jackson aveva un allevamento di lama e voleva a tutti i costi mostrare le sue bestiole a Freddie. E fu un tremendo errore! La cacca di lama sporcò i bianchi pataloni di Freddie, il quale vi si ritrovò immerso sino alle ginocchia!
Per il concerto di Wembley, nel 1986, le colonne portanti del palco dovettero essere fissate alla struttura principale di cemento dello stadio perché erano enormi e pesanti.

# Al concerto di Saarbrucken, in Germania, nell'agosto 1979, successe una cosa decisamente pittoresca. Roger era abituato a tingersi i capelli in quegli anni, per schiarirli. Quel giorno, però, sbagliò la colorazione e i suoi capelli diventarono verde fosforescente. Non si poté risolvere il problema e Roger salí così sul palco. Crystal disse: "Non avrei mai immaginato di lavorare per un pappagallo".

# Ogni disco dei Queen ha come minimo ricevuto un doppio disco di platino.

# Era abitudine dei quattro membri della band viaggiare su aerei diversi, perché in caso di incidente o morte, i superstiti avrebbero potuto continuare.

# Quando ad un Brian May poco più che decenne fu chiesto di comporre una canzone per un lavoro scolastico, il nostro "guitar hero" ebbe un'idea "originale", quella di plagiare "Happy Birthday To You" trascrivendo le note al contrario! Nessuno se ne accorse ed il lavoro, a detta dei suoi insegnanti, fu un capolavoro.

# Le dispute economiche con la Trident si conclusero con il divorzio dall'agenzia, quando la stessa rifiutò a John Deacon un anticipo di 4000 sterline, destinate all'abitazione della moglie, in attesa di un figlio.

# Il Treno "The Miracle Express", La locomotiva sulla quale "sfrecciavano" i Queen nel video "Breakthru" si trova nel giardino della casa di Roger Taylor. Un bel souvenir non c'è che dire!

# In un'esibizione live datata 26/12/1979 all'Hammersmith Odeon, Brian May deliziò il pubblico con un sublime assolo di chitarra elettrica sulle note di "Silent Night". Ad un certo punto, durante un passaggio particolarmente delicato e sottile, dal pubblico si alzò una voce rozza e dall'inconfondibile accento romanesco: "Aripijateeeeeee!!!". I soliti Italiani, come sempre pittoreschi e caciaroni! Ascoltatela QUI

# Secondo quanto riportato nel libro di Jim Hutton "Mercury and Me" (titolo italiano "I miei anni con Freddie Mercury" )la canzone "I'm Going Slightly Mad è nata dalla penna di Freddie a Garden Lodge durante una delle tante nottate spavalde in compagnia di Peter Streaker. "Freddie si dava da fare insieme a Peter per cercare di tirar fuori una sfilza di frasi folli, ognuna più buffa dell'altra. Lui lanciava strilli di entusiasmo quando saltavano fuori cose come "sto facendo la calza con un solo ferro" e "in questi giorni sto guidando solo su tre ruote". Ma il colpo da mestro fu "penso di essere un banano!". Tuttavia c'è un'altra versione sulla genesi di questo brano, ancora più affascinante di quella di Jim e confermata da voci autorevoli! Durante un pranzo, all'inizio del 1990, i quattro componenti della band decisero di scrivere su dei tovaglioli di carta delle frasi strampalate e di mettere il tutto in un contenitore. Poi, con grande divertimento di tutti, le frasi venivano pescate a caso per formare dei versi o addirittura delle strofe intere. "I'm Going Slightly Mad" fu il risultato finale e, leggendo l'enigmatico testo, questa storia non sembra del tutto improbabile!!!

# Il primo brano dei Queen suonato davanti ad un pubblico è stato "Stone Cold Crazy", il 27 giugno 1970 al City Hall di Truro in Inghilterra (al basso c'era Mike Gross).

# Il primo concerto dei Queen con John Deacon al basso si è tenuto Al College di Surrey in Inghilterra, il 2 luglio 1971.

# Il primo singolo pubblicato dai Queen è stato "Keep yourself alive" (Queen, 1973).

# Il primo singolo dei Queen ad entrare nelle top 10 è stato "Seven Seas Of Rhye" (Queen II, 1973).

# Il primo singolo dei Queen a diventare numero uno in classifica è stato "Bohemian Rhapsody" (A Night At The Opera, 1975).

# Il primo brano cantato da Brian May in un album dei Queen è stato "Some Day One Day" (Queen II, 1973).

# Il primo video realizzato dai Queen è stato "Bohemian Rhapsody", realizzato in sole 4 ore, sotto la direzione di Bruce Gowers per un costo di 4000 sterline.

# Il primo album dei Queen nel quale appare un sintetizzatore è stato"The Game" (1980).

# Il primo singolo dei Queen ad essere stampato su picture disk è stato "It's A Hard Life" (The Works, 1984).

# La più alta posizione di entrata in classifica di un singolo dei Queen è stato il1° Posto con "Innuendo" (Innuendo, 1991).

# 707 è il numero di concerti che i Queen hanno effettuato nell'arco della loro carriera.

# Da giovane, Freddie Mercury era un buon pugile.

# La copertina di "Innuendo" è stata un'idea di Roger Taylor.

# Freddie Mercury non ha mai preso la patente di guida.

# Il video di "Made In Heaven" fu girato da Freddie ispirandosi all'Inferno di Dante e alla Primavera di Stravinsky.

# Gli album "A Night At The Opera" e "A Day At The Races" sono titoli di 2 films dei fratelli Marx.

# Nel 1981, nel momento di massima popolarità in Sud-America, i Queen avevano 10 album nella TOP 10 Argentina.

# La brusca interruzione nel finale di "Man On The Prowl" (The Works, 1984) è dovuta al nastro di registrazione che finì prima del previsto.

# Freddie Mercury incise nel 1987 una canzone ("Keep On Smiling") per Colin, un ragazzo inglese finito in coma.

# Al Festival di Sanremo del 1984, presentarono "Radio Ga Ga" in playback.

Il "camino rosso"

Pubblicato da BettingMaker | sabato, novembre 17, 2007 | , | 0 commenti »
La Red Special, chiamata anche Red Fireplace, è la chitarra costruita nel 1963 da Brian May, storico chitarrista della rock band britannica Queen, e suo padre Harold, ingegnere appassionato di modellismo. Il costo totale della chitarra risultò, al tempo, di sole otto sterline, pur rivelandosi così valida da essere altrettanto eccellente, se non perfino migliore, di qualunque altra disponibile sul mercato. Il nome "Red Special" deriva dalla colorazione rossastra del mogano e dall'unicità dello strumento. Il sistema di circuitazione inventato da Brian May permette una gamma di oltre venti diverse combinazioni di suono. La timbrica più caratteristica è quella di un suono piuttosto lugubre, nasale, penetrante, aggressivo ed autorevole. La scelta di Brian per quanto riguarda le meccaniche è caduta sulle validissime Grover autobloccanti, che aiutano a mantenere l'accordatura dello strumento anche in caso di uso molto intenso della leva del tremolo. Il top del corpo è, come la tastiera a 24 tasti (2 ottave), in quercia, mentre il retro ed il manico in mogano, ricavato da parti di un caminetto in mogano. Brian usò dei bottoni in madreperla per ricavare i punti segnatasto applicati sul manico. Il contorno bianco sul corpo (binding, in gergo) è realizzato con gli stessi materiali che si usano per contornare le mensole. Il manico ha una scala di 24 pollici, molto più corta della media delle elettriche in commercio, ed è ricoperto con una vernice trasparente che dà una sensazione tattile molto particolare, tipica dei manici in acero laccati. Il manico fu dotato di un tasto zero e una guida in grafite (che è un materiale autolubrificante) per ridurre al minimo l'attrito. Il corpo è stato svuotato in alcuni punti per creare delle camere tonali, contributo importante al caratteristico sound della Red Special. Il ponte ed il tremolo sono stati realizzati usando i materiali più disparati: le molle provengono da una motocicletta dell'epoca, e servono a bilanciare la tensione delle corde. Per l'epoca in cui è stato costruito (1963), il gruppo tremolo ha ottime prestazioni, rende molto bene con ogni tipo di virtuosismo (dal tremolo leggero ai dive bomb) e soprattutto ha il grande pregio di mantenere in maniera eccellente l'accordatura dello strumento, grazie alla sua particolare costruzione che elimina quasi completamente gli attriti e i movimenti di frizione all'interno del gruppo stesso, questo grazie al fatto che il ponte fu dotato di rotelline per consentire alle corde di ritornare perfettamente alla tensione originale dopo l'uso della leva. I pickup impiegati sulla Red Special sono tre Burns Trisonic, collegati in serie (a differenza per esempio di Fender e Gibson, che collegano i pickup normalmente in parallelo), il che permette di aumentare la potenza in uscita (output) dello strumento usando contemporaneamente due pickup (le cosiddette "coppiette") o attivandoli tutti e 3. I tre pickup sono stati modificati e trattati con epossidici da Brian stesso, per evitare effetti di tipo microfonico e migliorarne il tono e le prestazioni. Peraltro, il loro corpo interno in ceramica garantisce già di per sé un volume di output elevato ed eccellente controllabilità su una vasta gamma di distorsioni e saturazioni diverse, rendendo lo strumento molto versatile. I controlli principali sono una manopola per il volume, una per il tono e un sistema di switching esclusivo di questa chitarra: la Red Special monta tre piccoli switch, uno per ogni pickup, che permettono la disattivazione dei pickup stessi, ed altri tre per metterli o meno in fase fra loro, modificando il suono fra tonalità tipiche degli Humbucker (2 o 3 pickup in fase) e suoni brillanti e cristallini (qualunque combinazione fuori fase). Quando i pickup sono fuori fase, infatti, la loro caratteristica è quella di eliminare certe frequenze dando in risposta un suono tipicamente nasale e ottenibile solo da pickup con controllo di fase. Altre chitarre elettriche montano questo sistema, ad esempio la Fender Jaguar o la Fender Mustang. Esempi della versatilità tonale della Red Special si trovano in tutta la discografia dei Queen, dal solo fuori fase di "Bohemian Rhapsody" ai toni aggressivi di "I Want It All" o "Hammer to Fall", passando per il blues sofisticato di "Sleeping On The Sidewalk" e le bizzarrie sonore di "I'm Going Slightly Mad" e "Brighton Rock". Un altro segno distintivo di Brian May, è la moneta da sei pence che usa al posto del plettro. Scelta per il suo profilo caratteristico e l'attacco particolarissimo conferito alle note suonate, permette la creazione di effetti sonori molto particolari variandone leggermente inclinazione, forza sulle corde e posizione del "plettro". Nei casi in cui sia necessario un suono dotato di minore attacco e tendenzialmente più morbido, Brian suona utilizzando il dito indice per pizzicare le corde al posto del plettro. Una caratteristica fondamentale per il suono della Red Special è costituita dall'amplificazione e dagli effetti usati. Gli amplificatori scelti da May sono dei valvolari VOX AC-30, in numero variabile fra 9 (in studio) e 16 (per i live), messi l' uno sull'altro nell'inconfondibile disposizione a muro. Fra essi e la Red Special trovano posto un piccolo preamplificatore, progettato e costruito artigianalmente dal bassista dei Queen John Deacon (e chiamato per questo Deacey Amp) ed un pedale di enfatizzazione delle frequenze medio-alte (il Treble Booster), il cui scopo è quello di saturare lo stadio finale di amplificazione costituito dai quattro pentodi el84. Il treble booster è in grado di amplificare il suono in ingresso fino a 20db (decibel) e quando collegato ad un amplificatore valvolare è perciò in grado di saturarlo. Nel passare degli anni Brian May adoperò vari tipi di treble booster (i primi erano costruiti con transistor al germanio) come è possibile sentire nei primi due album dei Queen, per poi passare ad altri pedali che, non essendo al germanio, davano un timbro più secco ed aggressivo. Brian May era solito inoltre usare il Deacey Amp in concomitanza al treble booster per registrare le sovraincisioni e le armonizzazioni, mentre usava il Vox per registrare le altre tracce. Negli ultimi album adoperò anche effetti più tecnologici e particolari come il wah, delay, echo, flanger, riverbero. Il loro uso ha permesso ai Queen di creare effetti molto innovativi per una chitarra, al punto da rifiutare per lungo tempo (fino all'album The Game) l'uso dei sintetizzatori che andavano allora prendendo piede. È da ricordare l'ingegnoso uso del delay e dell'echo che Brian fece per le esibizioni live: essendo presente una sola chitarra nel gruppo, che doveva occuparsi sia dell'accompagnamento sia delle parti soliste, Brian May era solito utilizzare tre banchi di amplificatori secondo il seguente schema:

1) segnale dry (senza ritardo)

2) segnale con ritardo

3) segnale con un ritardo doppio rispetto al banco 2

Quello che si otteneva era dunque un suono che si ripeteva tre volte con un ritardo equidistante per ogni banco di amplificatori. Brian con questo sistema era in grado di suonare dei riff e sovraincidersi in tempo reale (come nel celebre pezzo Brighton Rock). Un altro tratto sicuramente imprescindibile per il suono è il chorus: Brian adoperò sempre il Ce-1 della Boss (totalmente analogico) introdotto negli anni '70, in grado di fornire un chorus molto profondo e anche un particolare effetto di vibrato.

(fonte:wikipedia)